27/05/2019 – Danno erariale, il controllo preventivo non risolve il blocco delle firme PA  

Danno erariale, il controllo preventivo non risolve il blocco delle firme PA  

di Giorgio Santilli – Il Sole 24 Ore – 26 Maggio 2019
Il primo banco di prova postelettorale del governo sarà il decreto sbloccacantieri. Martedì sono calendarizzati il voto finale delle commissioni Lavori pubblici e Ambiente e l’ arrivo del Dl nell’ Aula del Senato. Anche se la definizione di nuovi equilibri di governo dovesse richiedere qualche giorno in più, questi appuntamenti resterebbero in cima alle questioni da risolvere. L’ esame fin qui svolto ha portato correzioni anche di una certa importanza ma ha lasciato intatto il grande dilemma che ruota intorno al decreto: riuscirà davvero a sbloccare i cantieri, a rimettere in moto la macchina degli investimenti pubblici, a rendere più facile realizzare le opere?
E, se le risposte saranno positive, in che tempi sarà possibile? Tutto è nelle mani del governo, che non ha ancora presentato i suoi emendamenti e ne ha annunciati una quarantina. Anche i tempi di attuazione sono nelle mani del governo: per il codice degli appalti rivisto si annuncia un regolamento generale in sei mesi; per i commissari si annunciano tempi rapidi ma un piano del governo non si è ancora visto mentre sono andati in scena litigi su molte opere.
Il richiamo alla realtà è legittimo perché l’ auspicio è che dopo la sbornia elettorale si cominci a fare sul serio. All’ urgenza non si può più rispondere né con i rinvii né con mezze soluzioni o, peggio, con altre soluzioni sbagliate. A questo proposito desta preoccupazione, soprattutto nel mondo delle imprese, la soluzione messa a punto (si veda l’ anticipazione sul Sole 24 Ore del 23 maggio) a uno dei problemi più gravi di questo periodo: la paralisi della firma dei funzionari pubblici intimoriti dalla possibilità di essere perseguiti dalla Corte dei conti per danno erariale.
La soluzione è frutto di accordo fra Governo e la stessa Corte e prevede l’ estensione del controllo preventivo della Corte dei Conti, seppur facoltativo e solo in certe fasce di importo. Nel caso la Pa prenda questa via sarebbe esclusa la possibilità di un’ azione per danno erariale da parte della Corte. Il timore è che l’ interpello preventivo garantisca uno scudo al funzionario della Pa – e quindi possa ridurre la fuga dalla decisione – ma senza accorciare i tempi dell’ iter decisionale relativo all’ opera, sia in sede di approvazione dei contratti che, ancor di più, in fase esecutiva.
Addirittura l’ istituto potrebbe prestarsi a un uso strumentale da parte dei funzionari che, per beneficiare dello scudo, ricorrerebbero alla Corte dei Conti a prescindere dalla sussistenza di dubbi o altre difficoltà, con conseguenti effetti anche in termini di deresponsabilizzazione. È già successo con la sovrabbondante richiesta di pareri all’ Anac che pure costituivano uno scudo meno esteso di quello che si va prospettando. Ma la vera criticità è un’ altra: lo scudo sarebbe qui garantito sul singolo atto, mentre, come è noto, è la gestione dell’ intera catena decisionale delle opere pubbliche ad aprire varchi a interpretazioni tutt’ altro che uniformi. La complessità e l’ incertezza normativa si ripropongono in una infinità di passaggi ed è questo che blocca ogni decisione.
Nelle audizioni sono state proposte, in prima battuta da Confindustria e dall’ Ance, soluzioni più efficaci. Per esempio, l’ esclusione della colpa grave quando l’ azione amministrativa si sia conformata a una sentenza, alle linee guida di Anac o ad atti interpretativi, applicativi o comunicativi di un’ altra autorità amministrativa. Oppure quando il funzionario pubblico ha operato applicando disposizioni legislative, regolamentari o amministrative caratterizzate da particolare complessità e incertezza. In altri termini, la soluzione efficace sarebbe «tipizzare» alcune ipotesi di esclusione della colpa grave capaci oggi di incidere sulla gestione delle procedure per la realizzazione delle opere.

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