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Puglia, del n. 60 – Quantificazione debito fuori bilancio derivante da prestazioni senza titolo

Pubblicato il 20 giugno 2019

Un sindaco ha chiesto un parere in merito alla corretta applicazione dell’articolo 194, comma 1, lett. e) del Tuel che consente il riconoscimento di debiti fuori bilancio derivanti da prestazioni, servizi e lavori resi in favore dell’ente locale che, benché privi di titolo o di titolo valido, siano considerati utili per l’amministrazione, nei limiti degli accertati e dimostrati utilità ed arricchimento dell’ente stesso.
In particolare l’ente ha chiesto come quantificare le somme da riconoscere, ovvero il corretto metodo
di determinazione dell’utile di impresa da scorporare dalla componente c.d. «riconoscibile».
Nello specifico l’ente ha chiesto se sia possibile applicare il criterio forfettario della riduzione della percentuale del valore del 10% per i lavori e del 5% per le forniture ed i servizi.
I magistrati contabili della Puglia con la deliberazione 60/2019, pubblicata sul sito della sezione regionale di controllo il 20 giugno 2019, hanno ricordato che l’utile d’impresa, in quanto rappresentativo della componente economica della controprestazione integrante il guadagno del privato, non può in alcun modo costituire, come tale, un arricchimento per l’Ente.
Ai fini della quantificazione dell’utile di impresa, l’ente non è obbligato ad utilizzare il criterio forfettario, potendo al contrario discostarsi da tale parametro, sia in positivo che in negativo, essendo la componente relativa all’utile di impresa variabile.
Ciò a condizione che prima della stessa esecuzione della fornitura e/o del servizio e/o dell’opera, l’amministrazione abbia individuato e valutato l’esatta composizione dell’offerta, ivi compreso le sue componenti inderogabili, al fine di vagliarne l’attendibilità, la conformità alle prescrizioni di legge e, da ultimo, l’effettivo utile di impresa conseguito dal prestatore d’opera, di servizi e di forniture.

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