19/01/2019 – Uno stipendio minimo di 1.500 euro per i sindaci  

Uno stipendio minimo di 1.500 euro per i sindaci  

di FRANCO ADRIANO

Italia Oggi – Venerdì, 18 Gennaio 2019

Una soglia di 1.500 euro per l’ indennità dei sindaci e «l’ equiparazione dell’ indennità» del sindaco del capoluogo «a quella dei presidenti di provincia». A parlare è il presidente di Legautonomie, Matteo Ricci. Il tema è la proposta di legge, caldeggiata dalla stessa associazione, presentata ieri a Montecitorio dal Pd, nel corso in una conferenza stampa cui ha partecipato lo stesso Ricci, con alcuni dei firmatari del testo: Claudio Mancini, Serse Soverini (Italia in comune) e Gianmario Fragomeli. La proposta di legge è sottoscritta anche da Enrico Borghi e Nico Stumpo.

La proposta parte dal presupposto che l’ opera di un sindaco, seppur di un piccolissimo e sperduto comune di montagna, vale almeno uno stipendio di 1.500 euro, che valgono «per le responsabilità connesse ai rischi che un sindaco corre». Di meno non è dignitoso», secondo Ricci che individua in questo aspetto la causa per la quale è sempre più difficile, «se non impossibile in alcune realtà» trovare chi voglia fare l’ amministratore pubblico. Non scendere sotto una certa soglia servirebbe anche a riavviare un percorso virtuoso di partecipazione alla vita pubblica.

Sì, perché, «se non si possono mettere a confronto gli oneri dei sindaci dei piccoli comuni con quelli di grandi città come Roma, Napoli o Milano», si legge nell’ introduzione al provvedimento, tuttavia «il numero degli abitanti come parametro principale» per la definizione dell’ indennità dei sindaci porta a delle anomalie che occorre sanare: «ci sono rischi e responsabilità che ciascun sindaco si assume, a prescindere dalla consistenza numerica del comune amministrato», scrivono i proponenti facendo riferimento per esempio alle spese legali che i sindaci-volontari devono sobbarcarsi «a fronte delle sempre più frequenti denunce». Certo, in un clima generale in cui domina quasi incontrastata l’ antipolitica, va detto che si tratta di una proposta di legge decisamente «in controtendenza. Tuttavia, per Legautonomie, proprio in questo momento occorre «un segno di differenziazione».

«È venuto il momento di dire basta alla demagogia», ha tagliato corto Ricci. L’ idea, poi, di introdurre uno stipendio per il presidente della provincia, pari a quello del sindaco del comune capoluogo, non cumulabile con l’ indennità di sindaco, permetterebbe anche ai sindaci dei piccoli comuni di accedere a quella carica in una forma più dignitosa. «Vista l’ esiguità dello stipendio è sempre più difficile trovare persone che si candidino», ha ribadito Mancini. «Si tratta di un «giusto riconoscimento», ha aggiunto Fragomeli, «chiamiamolo reddito della responsabilità».

«E se è vero che la provincia è divenuta la casa dei comuni, allora è giusto che qualsiasi sindaco possa diventare presidente di provincia», ha concluso il parlamentare Pd. Soverini, l’ unico dei firmatari presenti che non proviene direttamente da un’ esperienza negli enti locali ma dal mondo dell’ impresa, ha auspicato «un largo appoggio in parlamento», visto che la proposta «è giusta e pienamente sostenibile: l’ investimento per le casse statali sarebbe di 31 milioni di euro all’ anno», ha svelato. Condivisione per la proposta di Legautonomie arriva dall’ Upi. «Accogliamo positivamente la proposta di legge che ripristina l’ indennità per i presidenti di provincia, perché riconosce le grandi responsabilità che hanno questi amministratori, chiamati a guidare istituzioni della Repubblica», ha commentato il presidente Achille Variati.

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