abolizione segretari – lettera della collega zolfo

Gilda Zolfo

 

Egregio Presidente del Consiglio,

Lei non ha attenuanti!

Sono Gilda Zolfo, ho 32 anni e di mestiere faccio il Segretario Comunale. Mi sono laureata in Giurisprudenza a 23 anni, a 25 mi sono diplomata presso la Scuola di Specializzazione in Professioni Legali, a 26 ho conseguito il titolo di Avvocato, a 27 ho vinto il concorso per Segretario Comunale e a 29 ho iniziato a lavorare ed ho conseguito una seconda laurea in Scienze della Pubblica Amministrazione.

Insomma, ho passato (presumibilmente) un terzo della mia vita a studiare e, quando è arrivato il momento, bagaglio in spalla, sono emigrata al Nord per iniziare un lavoro che mi è cascato addosso quasi per caso. Da grande, infatti, avrei voluto fare il Magistrato (difficile a credersi, ma c’è ancora chi nasce con l’idea della difesa della legalità a tutti i costi), quindi mi son detta che avrei potuto iniziare a lavorare, conquistare la mia autonomia (sa com’è, non tutti hanno la fortuna di poter lavorare nell’azienda di papà) e, contemporaneamente, continuare a studiare.

Poi, però, mi sono resa conto che quello del Segretario Comunale è un lavoro che non ti lascia, quando torni a casa, il tempo e la forza di studiare. E, in fin dei conti, mi sono resa conto che quello del Segretario Comunale è un lavoro bellissimo e, in un certo qual modo, speculare a quello del Magistrato, nel momento stesso in cui, intervenendo sulla legittimità delle scelte politiche ex ante, consente di prevenire tutta una serie di comportamenti illeciti o illegittimi, con conseguente riduzione degli interventi (e dei costi) della magistratura civile, penale, amministrativa e contabile, altrimenti necessari ex post.

Insomma, senza voler ridurre il ruolo del Segretario Comunale a mero controllore della legittimità delle scelte politiche – anche se in questa direzione vanno le ultime riforme in tema di controlli interni, trasparenza ed anticorruzione –, credo sia fuor di dubbio che il Segretario Comunale, oggi, rappresenti un irrinunciabile presidio di legalità all’interno degli Enti Territoriali.

E il non riconoscere la necessità di tale presidio di legalità mi stupisce e, allo stesso tempo, mi rammarica ancor di più in quanto proveniente da una delle massime cariche dello Stato, uomo di Sinistra, nonché ex Sindaco. Insomma, Presidente, Lei non ha attenuanti!

Non ha attenuanti né quanto al merito, né quanto al metodo, perché ridurre a quattro parole, senza alcun tipo di motivazione, una riforma di questa portata – in netta controtendenza, peraltro, con gli interventi normativi degli ultimi anni che, figli delle richieste dell’Unione Europea, hanno accentuato il ruolo non solo del Segretario Comunale, ma anche dell’Organo di Revisione, della Corte dei Conti e della Ragioneria Generale dello Stato – vuol dire non avere rispetto per la Storia.

Vuol dire negare la immaturità della nostra classe politica, che ha imposto il rafforzamento del ruolo di tutti gli organi coinvolti nell’attività di controllo, vuol dire negare la incapacità della nostra classe politica, che ha prodotto negli ultimi anni una schizofrenia normativa senza precedenti, vuol dire negare la corruzione dilagante all’interno della nostra classe politica, che ha portato il nostro Paese ai primi posti di classifiche nelle quali, se sei bravo, non dovresti proprio apparire.

Ma vuol dire anche non avere rispetto per me e per tutti quelli che si trovano, oggi, a lavorare con la consapevolezza di svolgere un lavoro ritenuto inutile, da sopprimere. Mi creda, è quanto di più devastante possa capitare nella vita professionale di un lavoratore.

Oltretutto, a questo punto, il dubbio sorge spontaneo: ma quando è stato previsto, all’interno della Legge n. 56 di quest’anno, che il Segretario Comunale è figura obbligatoria all’interno delle Unioni di Comuni, cosa faceva, se la rideva pensando “Accontentiamoli, tanto tra due mesi li aboliamo?”.

Egregio Presidente, abolire la figura del Segretario Comunale e, in generale, riformare la dirigenza pubblica nel senso da Lei prospettato vuol dire creare una dirigenza asservita alla politica, vuol dire fare gli interessi della politica, ma non quelli del Paese. Vuol dire non averlo proprio a cuore questo Paese. Per questo Le comunico che farò tutto ciò che è nelle mie possibilità per impedire che ciò avvenga.

E La avviso, Presidente, anch’io faccio sul serio. Io ho sempre fatto sul serio.

Gilda

 

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