26/11/2016 – Consulta, colpo alla riforma Madia: no ai dirigenti nominati dallo Stato

Consulta, colpo alla riforma Madia: no ai dirigenti nominati dallo Stato

«Un colpo al centralismo sanitario» per Luca Zaia, il governatore del Veneto, che era stata l’unica regione a presentare ricorso contro quattro norme della riforma. Il premier Renzi: «La sentenza spiega perché cambio il titolo V, siamo un Paese bloccato»

di Valentina Santarpia

 

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della riforma Madia sulla P.A.- approvata ad agosto dello scorso anno- nella parte in cui prevede che l’attuazione della stessa, attraverso i decreti legislativi, possa avvenire con il semplice parere della Conferenza Stato-Regioni o Unificata. Secondo la Consulta, che si è pronunciata dopo un ricorso della Regione Veneto, è invece necessaria la previa intesa. La pronuncia di legittimità riguarda le norme relative alla dirigenza, partecipate, servizi pubblici locali e pubblico impiego. In particolare, il Veneto contestava la parte della legge Madia che prescrive che i dirigenti siano nominati dallo Stato su una rosa di nomi proposti della Regione. Con questa sentenza di fatto salta la nomina dei dirigenti nominati dallo Stato. «La decisione della Consulta dimostra che l’Italia è un Paese in cui siamo bloccati», ha commentato il premier Matteo Renzi. «Noi avevamo fatto un decreto per rendere licenziabile il dirigente che non si comporta bene e la Consulta ha detto che siccome non c’è intesa con le Regioni, avevamo chiesto un parere, la norma illegittima. E poi mi dicono che non devo cambiare le regole del Titolo V. Siamo circondati da una burocrazia opprimente».

Zaia: «Centralismo governativo subisce un duro colpo»

«Una sentenza storica», commenta il governatore del Veneto Luca Zaia. «Siamo stati l’unica Regione d’Italia a portare avanti le nostre convinzioni. Il centralismo sanitario governativo ha ricevuto un duro colpo e noi, tanto per fare un esempio concreto, continueremo a nominare i direttori generali della nostra sanità invece che doverli scegliere all’interno di una terna `nazionale´ dove poteva esserci anche qualche responsabile di certi sfasci in giro per l’Italia». Secondo il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, la «Corte costituzionale ha seppellito la riforma Madia: che fa ora il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella? – si chiede Brunetta – Firma un decreto legislativo con una legge delega dichiarata incostituzionale?». Per Maurizio Gasparri (Fi), «dopo quella del Veneto ci sarà una pioggia di impugnazioni per fermare giustamente i deliri di onnipotenza di questo governo, e il caos sarà totale». «Non sanno neanche applicare le leggi che approvano, figuriamoci se possono toccare la Costituzione», critica Luigi Di Maio(M5S). Il senatore Gaetano Quagliariello, presidente di Idea, parla di «colpo al governo» e chiede lo stop ai decreti attuativi. Dubbi anche dalla sigla dei dirigenti pubblici della Fedir, che chiede al capo dello Stato di non firmare il decreto sulla dirigenza, approvato ieri dal Consiglio dei ministri «per tutto quanto riguarda i dirigenti delle Regioni e dei ruoli relativi al servizio sanitario». Mentre il comitato per il Sì rileva «l’ennesimo blocco burocratico». Sulla riforma Madia la Corte «impone l’intesa con le Regioni sulla riduzione delle società per azioni e la dirigenza: così il cambiamento non si farà mai», nota invece in un tweet la vice presidente del Senato, Linda Lanzillotta (Pd).

Gli articoli contestati

La Corte non ha bocciato in toto la riforma, ma solo le misure della delega Madia impugnate dalla Regione Veneto. «Le pronunce di illegittimità costituzionale colpiscono le disposizioni impugnate solo nella parte in cui prevedono che i decreti legislativi siano adottati previo parere e non previa intesa», si spiega nella sintesi della sentenza. «Quando non è possibile individuare una materia di competenza dello Stato cui ricondurre, in via prevalente, la normativa impugnata, perché vi è, invece, una concorrenza di competenze, statali e regionali, è necessario che il legislatore statale rispetti il principio di leale collaborazione e preveda adeguati strumenti di coinvolgimento delle Regioni (e degli enti locali)», spiega la Corte. In particolare, sono stati respinti i dubbi di legittimità costituzionale relativi alla delega per il Codice dell’amministrazione digitale mentre sono stati dichiarati illegittimi gli articoli 11, 17, 18 e 19 della legge, «in tema di riorganizzazione della dirigenza pubblica», «per il riordino della disciplina vigente in tema di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni», «di partecipazioni azionarie delle pubbliche amministrazioni e di servizi pubblici locali di interesse economico generale». In pratica, la procedura seguita dai decreti Madia non è legittima: ma alcuni sono stati già emanati (società partecipate e servizi pubblici locali), mentre quello più discusso, sulle dirigenza, dovrebbe essere promulgato domani, altrimenti la delega scade. Nessun commento dalla ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia, che ha convocato per mercoledì 30 alle 11 i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Sul tavolo lo sblocco dei contratti nel pubblico impiego.

 

25 novembre 2016 (modifica il 25 novembre 2016 | 19:59)

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