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Mancano oltre 700 segretari comunali: è allarme paralisi per comuni e province. Ma per Salvini va tutto bene

Andrea Sparaciari
L’ultimo grido d’allarme è arrivato il 19 agosto dell’agguerrita sindaca del comune di Roseto Valfortore, Lucilla Parisi, poco più di mille abitanti in provincia di Foggia, uno tra i “borghi più belli d’Italia”, premiato come comune “riciclone” per la gestione dei rifiuti. “Negli ultimi due anni da sindaco – spiega la prima cittadina – non c’è stato un segretario comunale che sia rimasto a Roseto più di qualche mese. Il turn over continuo, dovuto alla carenza di queste figure essenziali, è deleterio per il buon andamento dell’amministrazione comunale, rallenta l’iter dei provvedimenti urgenti, delle delibere, dello svolgimento dei consigli comunali e paralizza l’amministrazione. Ormai pietisco il favore di un segretario in prestito dai sindaci dei comuni più grandi – aggiunge -. Foggia per alcuni mesi mi ha prestato il suo. Ma non si può continuare ad amministrare un comune in queste condizioni. La burocrazia ci uccide”. Effimera consolazione per la sindaca può essere il fatto che nelle medesime condizioni di Roseto Valforte vi siano altri 1400 piccoli comuni in tutta Italia.
Amministrazioni ferme per mancanza di personale, un paradosso nel Paese della disoccupazione, al quale però il ministro degli Interni, Matteo Salvini, sembra non fare caso. Anzi, sembra proprio non ritenerla neanche un’emergenza, tanto che ha bloccato anche quei provvedimenti stabiliti nel 2018 per tamponare la ferita, cioè un corso-concorso per l’inscrizione all’Albo di 171 nuovi segretari. Un pannicello caldo, visto che all’appellone mancano oltre 700 solo per riportare il loro numero a quello del 2010 (oggi siamo a 2937 unità contro le 3569 del 2010).
Per comprendere la dimensione della crisi che rischia di paralizzare l’attività amministrativa di una buona fetta d’Italia, bastano i numeri elaborati dall’Unione nazionale Segretari Comunali e Provinciali: “l’Abruzzo, regione martoriata dal terremoto, ha oltre il 61% delle sedi non presidiate da un Segretario Comunale. Liguria, Piemonte e Lombardia veleggiano abbondantemente oltre il 55%. In Molise, Sardegna Friuli Venezia Giulia e Calabria oltre il 45% delle sedi non ha un Segretario Comunale”, certifica l’Unscp in base al Report sul “Pubblico Impiego” per l’anno 2019.
Caso emblematico è la Lombardia, dove, secondo l’Anci, “al 06/06/2019, su 741 sedi di segreteria di classe III e IV (quelle con popolazioni inferiore ai 10 mila abitanti, ndr) ben 417 non hanno un segretario titolare”. E, di quelle 417 sedi “scoperte”, ben 118 hanno fra i 3.000 e i 10.000 abitanti.
Ma cosa fa esattamente un segretario comunale? Semplice, dirige il comune (dove non sia presenta un direttore generale, che per altro solo le grandi città possono permettersi) ed è il responsabile della legalità generale dell’azione amministrativa nell’ambito del comune e della provincia, mica robetta. Ecco alcuni dei suoi compiti:
  • partecipare alle riunioni del Consiglio, fornire pareri e curare la verbalizzazione;
  • redigere i contratti nei quali il Comune è parte, autenticare le scritture private e gli atti unilaterali dell’ente;
  • essere garante dell’attività amministrativa e legale del Comune;
  • esprimere pareri su richiesta degli organi dell’Ente;
  • coordinare l’attività dei dirigenti;
  • attuare gli obiettivi dagli organi comunali;
  • proporre il piano esecutivo di gestione;
  • essere il responsabile per la prevenzione della corruzione negli enti della cui segreteria è titolare.
Ad aggravare ulteriormente la situazione, il fatto che l’iter per diventare commissari comunali è assali lungo: i vincitori dell’ultimo concorso indetto nel 2009 sono entrati in carica nel 2016, tanto che i giornali lo definirono il concorso “più lungo d’Italia”. Per ottenere l’abilitazione bisogna infatti vincere una prima selezione di idoneità scritta e orale, frequentare un corso formativo con relativo tirocinio a Roma, sottoporsi quindi a una seconda tornata di scritti e orali.
Per ovviare a tale anacronistica lunghezza, le associazioni dei comuni e delle provincie, con l’accordo delle associazioni di categoria, avevano presentato a Salvini alcune proposte per accelerarne il reclutamento, introducendo procedure concorsuali più veloci e più omogenee rispetto a quelle previste dalla normativa attuale. Proposte di buon senso, come ricorda l’Upi, l’Unione delle Provincie d’Italia, come: “il superamento del corso-concorso come unica possibilità di reclutamento dei segretari comunali; l’individuazione di figure qualificate, interne alle amministrazioni, in grado di garantire la reggenza delle sedi vacanti, sopperendo temporaneamente alla carenza di personale; la predisposizione un piano formativo territoriale per l’anno 2020 che mirasse a rafforzare le competenze manageriali dei segretari già in attività”.
Tutte proposte rimaste inascoltateanzi avversate dal dicastero guidato dal vicepremier. Non solo, a 16 mesi dalla pubblicazione del D.P.C.M. del 24 aprile 2018 – che dava via libera alle prove di selezione – ancora non si è mosso nulla. Il 17 luglio scorso è arrivato l’ennesimo rinvio della pubblicazione della data delle prove di selezione. Tanto che l’UNSCP ha tuonato: “L’Unione ritiene indispensabile un confronto con il Ministero, nella convinzione che esso possa essere la via per superare le perplessità sugli emendamenti ovvero per condividerne la migliore riformulazione. Accelerare sensibilmente il reclutamento con procedure omogenee a quelle della dirigenza: non dovrebbe essere questo l’interesse primario anche del Viminale?”.

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