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Comunicato stampa del 15 luglio 2019 – Sezione regionale di controllo per il Lazio
PRONUNCIA SU ROMA CAPITALE GESTIONE DAL 2008 AL 2017
La pronunzia specifica espone contenuti ed esiti degli accertamenti concernenti la conformità della gestione finanziaria e contabile dell’Ente Roma Capitale, dal 2008 al 2017, ai principi ed alle regole che presiedono alla tutela del bilancio, al fine di garantirne la fisiologica funzione di strumento di corretta pianificazione dell’azione istituzionale in una prospettiva di tendenziale ed armonica equivalenza fra entrate e spese, nonché di veicolo di informazioni idonee a consentire la verifica del grado di realizzazione delle azioni programmate. 

Il Collegio ha esaminato nella specie, i bilanci di Roma Capitale fino al 31/12/2017, con riguardo al particolare aspetto dell’incidenza che, rispetto alla costruzione ed al mantenimento dei prescritti equilibri, è venuto ad assumere il peculiare sdoppiamento della gestione finanziaria comunale originato dall’art. 78 del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato ed integrato a più riprese in sede di legislazione finanziaria. 

Sulla base di una puntuale ricostruzione normativa, ampiamente esposta in delibera e nell’allegato tecnico sino alla recente ultima legge di bilancio, si pongono in luce i profili essenziali di una realtà che non risulta allineabile all’archetipo di una gestione liquidatoria pura, ancorché improntata a regole speciali. E ciò non tanto e non solo per la formale alternatività enunciata dall’art. 78, comma 5 del d.l. n. 112/2008 rispetto all’istituto del dissesto finanziario disciplinato dagli artt. 244 e ss. TUEL, quanto piuttosto per il solo criterio temporale di individuazione delle partite debitorie da essa recepibili, per la conseguente potenziale ampiezza del suo oggetto, per l’assenza di fissazione di un termine di durata, nonché per l’obiettivo di integrale estinzione delle dette passività. 

I tratti evidenziatisi nella fase di impostazione della gestione commissariale con l’inserimento in massa passiva non soltanto di debiti verso terzi già scaduti ed esigibili, ma anche di debiti di finanziamento già contratti e da restituire secondo piani di ammortamento diluiti nel tempo, risultano poi accentuati per effetto di altre disposizioni di legge sopravvenute, per le quali la stessa si è fatta carico dell’erogazione di finanziamenti straordinari in favore della gestione ordinaria, sottoscrivendo a sua volta operazioni di indebitamento finalizzate a rimpinguare la massa attiva unitamente a contribuzioni statali annue straordinarie nonché al gettito di appositi tributi di scopo comunali (addizionale commissariale sui diritti d’imbarco dei passeggeri in partenza dagli aeroporti di Roma ed incremento dell’addizionale comunale all’IRPEF). 

Le risultanze delle analisi effettuate dalla Corte – in attuazione dei programmi annuali di controllo richiamati in premessa e nell’ambito di un’attività istruttoria più ampia, condotta secondo le tecniche dei controlli ex art. 148 bis – hanno portato ad alcuni significativi risultati circa il conseguimento dei pertinenti equilibri del bilancio. 

Va precisato che le conclusioni a cui perviene la Sezione vengono a rappresentare gli esiti parziali, ancorché quanto al descritto oggetto definitivi ed aggiornati alle evidenze della contabilità ufficiale capitolina dal 2008 fino a tutto il 2017, senza esaurire il giudizio complessivo sugli andamenti del bilancio di Roma Capitale a tutto il periodo indicato e senza assorbire gli aspetti non espressamente trattati, che il Collegio ritiene di riservare a separato esame, nel previo rispetto di un ulteriore confronto con l’Amministrazione interessata. 

Ne scaturisce un giudizio complessivamente non positivo sugli squilibri latenti in ordine al bilancio di Roma Capitale occasionati dalle numerose problematiche rilevate, che hanno posto in evidenza la non completa trasparenza delle scritture e reso difficile il collegamento di debiti e crediti dovuti alle operazioni di reimputazione con i giustificativi contabili originari attestanti, relativi ai debiti e crediti verso terzi al fine di una più chiara definizione dell’indebitamento pregresso trasferibile alla Gestione Commissariale, nonché della coerente pianificazione delle necessarie coperture finanziarie. 

Si tratta in particolare di carenze nelle scritture di riconciliazione e di atti di riaccertamento e/o di ricognizione di crediti e debiti espunti ab initio dal bilancio di Roma; ai disallineamenti con le partite imputate al bilancio commissariale si accompagnano errori di imputazione e irregolarità delle procedure di rettifica, che non rendono facilmente tracciabile la gestione vincolata. Non esaustivi sono risultati altresì i criteri di quantificazione dei debiti fuori bilancio maturati al 28 aprile 2008. Permangono in specie incertezze nella quantificazione degli oneri da espropriazioni illegittime o occupazioni sine titulo avvenute prima del 28 aprile 2008 (con il rischio di ulteriori contenziosi) e con riguardo ai prestiti flessibili e le aperture di credito da ammortizzare a carico della massa passiva. Di ciò si dà carico espressamente il legislatore nella legge di bilancio 2019.

Anche in tale prospettiva si riafferma dunque il rilievo operativo e funzionale degli adempimenti prescritti, intesi alla individuazione definitiva della massa passiva imputabile con riguardo agli effetti sugli equilibri di Roma Capitale, che la Sezione si riserva di monitorare. 

In sintesi, il giudizio della Sezione si caratterizza per un verso nell’accertamento di una serie di profili di non regolarità nelle gestioni dal 2008 al 2017 e, per altro verso, alla individuazione di puntuali adempimenti conseguenziali da parte dell’Amministrazione in esito alla pronuncia.

Corte dei conti 

Ufficio stampa

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