16/07/2019 – Addio al turnover in 9 soglie: più assunzioni nei mini-enti  

Addio al turnover in 9 soglie: più assunzioni nei mini-enti  

di Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – 15 Luglio 2019
L’ addio dei Comuni ai vincoli del turn over sta per diventare realtà. Il provvedimento che attua l’ articolo 33 del decreto crescita è stato costruito in una serie di riunioni tecniche in queste settimane, e punta a ottenere prima della pausa estiva la firma finale dei ministri di Economia, Interno e Funzione pubblica. Qualche dettaglio sarà ancora oggetto di limature fra questa settimana e la prossima. Ma l’ impianto è definito, e offre una serie di certezze. Primo: gli spazi per le assunzioni si allargheranno soprattutto nei Comuni più piccoli, quelli che più hanno sofferto della gabbia di regole sul personale negli anni scorsi.
E dopo la girandola normativa che ha costretto le amministrazioni a una ridda di programmazioni sincopate, si costruisce un quadro stabile nel tempo. Che proprio per i nodi della programmazione dovrebbe partire in pieno dal 1° gennaio prossimo. Il tutto in un provvedimento snello, sei articoli nell’ ultima bozza, che anche nelle dimensioni mostra una certa spinta alla semplificazione dopo anni di caos. L’ obiettivo dichiarato è di aprire fino a 40mila dipendenti in più (Sole 24 Ore del 23 marzo), anche se sul numero finale incideranno le condizioni dei singoli bilanci locali.
I Comuni (insieme alle Regioni che saranno oggetto di un decreto parallelo) saranno quindi il primo grande comparto della Pa ad abbandonare la regola del turn over che parametra le assunzioni ai risparmi prodotti dalle uscite dell’ anno precedente. Per sostituirla, il decreto crescita indica il criterio del rapporto percentuale fra la spesa di personale e le entrate correnti (media triennale al netto del Fondo crediti di dubbia esigibilità). Chi ha più entrate, insomma, può assumere di più, all’ interno dei vincoli generali dell’ equilibrio di bilancio.
Su questa base si innesta il decreto, che differenzia il nuovo valore soglia articolandolo su nove fasce demografiche (l’ ultima in realtà riguarda solo il Comune di Roma, che avrà vincoli più rigidi avendo ridotto meno il personale negli ultimi anni). Il valore soglia parte dalle medie attuali nel rapporto fra spese di personale e entrate correnti: scorrendo le diverse fasce demografiche, la media traccia una linea a «U» che va dal 25,5% dei Comuni fino a mille abitanti, scende al 23% nelle due fasce 3-5mila e 5-60mila e risale al 25% nelle città fra 250mila e 1,5 milioni di abitanti. Su questa base, i nuovi parametri individuano la soglia massima.
La tabella ora in discussione parla di un aumento dell’ 8%, ma ovviamente le percentuali definitive usciranno dagli ultimi confronti tecnici nei prossimi giorni. Ma più del valore soglia, sul piano immediatamente operativo sono importanti due aspetti. Si prevede una fase transitoria, che nei primi cinque anni fissa un limite all’ aumento della spesa: nei Comuni più piccoli (fino a 2mila abitanti) i testi in discussioni parlano di un tetto di incremento fra il 25 e il 35%, che scende di 5 punti nella fascia 2-3mila abitanti e si riduce poi progressivamente all’ aumentare della popolazione (10% sopra i 250mila abitanti, 5% a Roma).
Non solo: questo limite è scandito negli anni, con un calendario che apre la maggior parte dello spazio il primo anno e lascia quote più piccole agli anni successivi. Per i piccoli Comuni si prevede un’ ulteriore salvaguardia, con l’ obiettivo di garantire comunque un’ assunzione anche quando la distanza fra la spesa attuale e le nuove soglie non lo permetterebbero. La maggiore spesa prodotta dalle nuove regole, infine, dovrebbe essere esclusa dai calcoli sui tetti generali alle uscite (commi 557-quater e 562 della legge 296/2006).

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