15/03/2019 – Non è sufficiente la mancata ricezione del rinvio dell’audizione per la nullità della sanzione, ma il dipendente deve dimostrare anche il pregiudizio al diritto di difesa

Non è sufficiente la mancata ricezione del rinvio dell’audizione per la nullità della sanzione, ma il dipendente deve dimostrare anche il pregiudizio al diritto di difesa

di Vincenzo Giannotti – Dirigente Settore Gestione Risorse (umane e finanziarie) Comune di Frosinone

Un dipendente di un’Amministrazione pubblica è stato licenziato a seguito dell’avvio di un procedimento disciplinare. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello hanno dichiarato l’illegittimità del licenziamento intimato e condannato l’ente alla reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro e al pagamento in favore del medesimo dell’indennità risarcitoria pari alle retribuzioni non corrisposte dalla data del licenziamento a quella della effettiva reintegrazione. La motivazione principale per la quale il licenziamento è stato considerato illegittimo discendeva dalla mancata ricezione, da parte del dipendente, dell’avviso di convocazione per un errore di inoltro del fax al proprio difensore. Questo avviso di convocazione era la conseguenza del rinvio chiesto dal dipendente ad altra data che l’ente aveva ritenuto con proprio provvedimento di spostare nella settimana successiva. Secondo i giudici di appello la mancata audizione del lavoratore comportava la nullità della sanzione disciplinare in quanto il rinvio, pur potendo non essere concesso in difetto dei presupposti, non era stato comunicato al difensore del lavoratore. Ha affermato che la violazione delle regole del procedimento disciplinare e, segnatamente, del diritto di difesa del lavoratore determina la nullità della sanzione disciplinare perché la legittimità di quest’ultima è subordinata, oltreché alla previa contestazione degli addebiti, alla possibilità per il lavoratore di esporre le proprie difese in relazione al comportamento ascrittogli.

Avverso la sentenza della Corte territoriale ricorre in Cassazione l’ente, precisando come in mancanza di una risposta scritta, in ordine alla richiesta del lavoratore di rinvio dell’audizione, la prima convocazione era da considerarsi valida. In questo caso, infatti, i successivi accadimenti non avrebbero inciso sul diritto di difesa del dipendente potendo il lavoratore esercitare il proprio diritto di difesa anche inviando una memoria scritta.

Le indicazioni dei giudici di legittimità

I giudici di Piazza Cavour pur convenendo che la convocazione del dipendente è atto di natura ricettizia, ossia che si perfeziona una volta che sia pervenuto a conoscenza del destinatario, ha affermato che essa, in ragione della sua natura, non può rimanere nella sfera interna del soggetto ma, per produrre effetti, deve essere portata a conoscenza del suo destinatario. Il giudice di legittimità ha a suo tempo chiarito (Cass. civ. Sent. n. 26825 del 2018) che si realizza un nuovo differimento, vietato dal comma 2 dell’art. 55-bisD.Lgs. n. 165 del 2001, solo qualora l’amministrazione, ritenendo cessato l’originario impedimento, convochi il dipendente e, poi, differisca nuovamente l’audizione. In altri termini, essendo la convocazione un atto ricettizio, la stessa non può rimanere nella sfera meramente interna del soggetto, ma deve essere portata a conoscenza del suo destinatario. Non si è, quindi, in presenza di una «convocazione», bensì di un atto interno improduttivo di effetti, nel caso in cui l’amministrazione, pur avendo materialmente predisposto l’atto, non dia avvio alla procedura di comunicazione. Sempre i giudici di legittimità hanno osservato che il termine e le modalità per la convocazione a difesa, disciplinati dall’art. 55-bisD.Lgs. n. 150 del 2009, hanno la evidenza finalità di garanzia del diritto di difesa del lavoratore, traendone la conseguenza che i vizi procedurali correlati all’audizione del lavoratore possono dare luogo a nullità del procedimento, e della conseguente sanzione, solo ove sia dimostrato, dall’interessato, un pregiudizio al concreto esercizio del diritto di difesa, e non di per sé soli.

La Cassazione conclude, pertanto, nell’accoglimento del motivo del ricorso dell’ente in quanto, la Corte di Appello, ha ritenuto che la mancata presenza del lavoratore alla audizione rinviata comportava “tout court” la nullità della sanzione disciplinare in quanto il rinvio, pur potendo non essere concesso in difetto dei presupposti, non era stato comunicato al difensore del lavoratore, senza indagare sulla concreta violazione del diritto di difesa del lavoratore conseguente al rinvio della originaria convocazione, sollecitato dal difensore del medesimo e non assentito dalla Amministrazione.

Cass. civ., Sez. lavoro, 6 marzo 2019, n. 6555

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