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Sblocca cantieri, perplessità da Cantone 

Italia Oggi – 12 Giugno 2019
 
«Il Codice degli appalti che uscirà dalla conversione del decreto Sblocca cantieri sarà completamente diverso dal Codice del 2016 e sempre più un ibrido. Le tre sospensioni contenute nell’ articolo 1 intervengono infatti su elementi fondamentali dell’ impianto del Codice». Non lascia spazio a interpretazioni il giudizio del presidente dell’ Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, in audizione sul dl sblocca cantieri dinanzi alla commissione ambiente della camera.
Secondo Cantone «ridurre a tre preventivi i limiti di scelta da parte delle stazioni appaltanti è cosa oggettivamente pericolosa che rischia di mettere in discussione la qualità degli appalti». Il presidente dell’ Anac ha espresso preoccupazione anche per la norma che consente di valutare i requisiti ai fini dell’ attestazione dalle Soa (le società organismi di attestazione, ndr) retroagendo a 15 anni: «è una disposizione che finisce per agire in modo determinante sulla qualità dei lavori e rischia di annacquare il valore delle qualificazioni su cui è fondata l’ idea della qualificazione degli imprenditori del settore. Lo spostamento a 15 anni fa sì che, di fatto, si valuteranno i requisiti di imprese che probabilmente non staranno neanche più lavorando, fermo restando le difficoltà di individuare la documentazione che consentirà di valutare», ha concluso.
Critiche al decreto legge, approvato giovedì scorso dal senato e da ieri all’ esame dell’ aula della camera, sono arrivate anche dall’ Ufficio parlamentare di bilancio. All’ Upb non piace il ritorno al regolamento unico, disposto «nel tentativo di dare certezze a funzionari pubblici e alle imprese, dissipando l’ incertezza interpretativa derivante dal modello della regolazione flessibile» (la cosiddetta soft law). Secondo l’ Upb il ritorno al regolamento rischia di creare più incertezza di quella che si voleva ridurre perché non tutti i 62 provvedimenti attuativi del Codice verranno assorbiti nel nuovo testo. Alcuni resteranno in vita, mentre altri rimarranno nel limbo e questo aumenterà le incertezze degli operatori.
Inoltre all’ Ufficio parlamentare di bilancio non piace la possibilità offerta sperimentalmente fino al 31 dicembre 2020 ai comuni non capoluogo di bandire le gare senza rivolgersi a soggetti aggregatori della domanda, centrali di committenza e stazioni appaltanti uniche. Secondo l’ Upb la norma «ostacola il processo di riduzione del numero delle stazioni appaltanti e sembra trascurare le note criticità connesse alle capacità gestionali dei piccoli comuni.

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