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Emergenza per i bilanci comunali tra dissesti e contabilità economica

 12/04/2019

La situazione per i conti comunali sta attraversando due punti critici che non potranno aspettare i tempi del progetto di riforma del testo unico, lunghi e burocratici. Quello che dovranno affrontare i comuni sotto i 5000 abitanti riguarda la contabilità economico patrimoniale che senza le necessarie proroghe si troverà al suo primo test proprio in questo periodo, con il rendiconto da approvare entro il 30 aprile. C’è anche la sentenza della Corte Costituzionale 18/2019 che ha innescato dei dissesti in grado di portare potenziali reazioni a catena.

All’ultima Conferenza Stato-Città, in cui si è approvato il decreto sulla certificazione del pareggio di bilancio nel 2018, i sindaci dell’Anci hanno portato l’attenzione su questi temi. La contabilità economica è il problema più urgente da affrontare per le migliaia di comuni sotto i 5.000 abitanti, già sotto i riflettori da parte del Viminale durante la preparazione delle linee guida del Testo unico degli enti locali. Stefano Candiani, sottosegretario agli Interni, ha confermato che la parte delle Linee guida dedicata alla semplificazione amministrativa per i piccoli Comuni è stata definita. Le Linee guida serviranno proprio ad alleggerire gli obblighi informativi e contabili, oltre a differenziare il calendario degli adempimenti per gli enti più piccoli. Nelle Linee guida si ritrova anche la necessità di “prevedere l’adozione di una contabilità ecnomico-patrimoniale semplificata”, nel caso dei comuni che non raggiungono i 5000 abitanti, e si dovranno anche accorpare gli atti propedeutici al bilancio preventivo al Dup. Le Linee guida sono ovviamente solo il primo passo, da cui poi si dovrà giungere alla legge delega, poi all’approvazione in Parlamento e infine alla scrittura dei decreti attuativi. Un percorso forse di giusti intenti ma insidiosamente lungo per trattare quella che è un’emergenza. L’altro aspetto è la manovra che con il comma 831 ha tolto ai piccoli comuni la capacità di scrivere il bilancio consolidato, pur mantenendo la contabilità economico patrimoniale, che di fatto ne è il presupposto. Questa torna ora alla riscossa con la scadenza dei rendiconti, dopo la complessa proroga interpretativa del 2018. L’incapacità delle piccole amministrazioni di prepararsi porta al rischio di non chiudere in tempo la pratica, esponendosi così alle sanzioni previste per chi non approva il bilancio. Una nuova sospensione dell’obbligo viene quindi richiesta dagli amministratori locali insieme ad una accelerazione per l’altro tavolo tecnico istituito dall’Arconet con il ministero dell’Economia, allo scopo di approvare le semplificazioni sulla contabilità dei piccoli in maniera più veloce.

Per quanto riguarda i dissesti e la loro possibile reazione a catena, l’interesse è di tutti i Comuni, indipendentemente dalle dimensioni. La sentenza 18/2019 della Consulta ha portato il ripiano in 30 anni dell’extra deficit da riaccertamento straordinario negli enti in predissesto ad essere dichiarato illegittimo. Questo porta a diverse conseguenze, espresse poi in varie delibere delle Corti dei Conti regionali, che vanno a chiedere ai Comuni di rivedere i piani per concentrare il recupero dell’extra deficit nel massimo dei 10 anni originari. Un colpo duro che ha già investito Reggio Calabria, insieme a numerosi altri comuni di medie e piccole dimensioni. La riforma di dissesto e predissesto, in vigore con il Tuel secondo i piani del governo è ancora troppo lontana per loro, con il rischio dell’attivazione di numerosi dissesti a catena.

Articolo di Loris Pecchia

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