Nei micro comuni il coordinatore può essere il segretario che non assume la qualifica di comandante ma solo la direzione generale
di Stefano Manzelli – Funzionario di polizia locale, consulente enti locali
Il primo cittadino di un piccolo comune può decidere di passare il coordinamento della polizia locale al segretario comunale. E in questo caso il precedente responsabile non può sentirsi punito o demansionato. Lo ha evidenziato la Corte di cassazione, sez. lavoro, con l’ordinanza n. 16312 del 18 giugno 2019. Un operatore di polizia locale di un piccolo comune ha proposto ricorso fino ai giudici del palazzaccio contro il provvedimento del sindaco che lo ha inibito al coordinamento dell’altro collega in divisa, passando di fatto la direzione della polizia municipale al segretario comunale. Il giudice d’appello ha escluso che questo provvedimento di riorganizzazione perseguisse finalità sanzionatorie e la Corte di cassazione ha confermato questa interpretazione. Solo in presenza di almeno 7 operatori è possibile istituire un corpo di polizia municipale che ai sensi dell’art. 7, L. n. 65 del 1986 prevede l’articolazione in comandante, agenti e coordinatori del servizio. Nei comuni di piccole dimensioni non è possibile estendere questa struttura organizzativa, neppure per analogia. Con la riforma del pubblico impiego inoltre il datore di lavoro non ha infatti facoltà di modificare le posizioni giuridiche ed economiche previste dalla normativa per cui la figura apicale del coordinatore della polizia locale non può essere prevista in presenza di due soli agenti. L’incarico di coordinamento affidato in precedenza all’agente e trasferito poi al segretario comunale non implica inoltre necessariamente l’esercizio di poteri superiori. E la revoca dell’incarico non rappresenta a parere del collegio una dequalificazione dell’operatore in divisa.
