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Il maxiemendamento SPAZZA-SPAZZACORROTTI, ovvero come ti ammazzo un interesse primario

 

Pubblicato da Massimo Di Rienzo su 28 dicembre 2018

di Massimo Di Rienzo & Andrea Ferrarini

Ha fatto molto discutere la recente approvazione di una misura contenuta nel maxiemendamento alla legge di bilancio. Per il 2019, nelle more di una complessiva revisione del codice degli appalti, la PA potrà affidare lavori senza gara d’appalto nelle opere di un importo compreso tra i 40.000 e i 150.000 euro. Unica condizione, la consultazione di tre operatori economici, cioè tre preventivi, selezionati in assoluta libertà.

Qualche anno addietro gli stessi estensori di questa regola si scagliarono pesantemente contro un decreto chiamato “sblocca-Italia” che era stato predisposto proprio per accelerare i tempi di aggiudicazione ed esecuzione degli appalti pubblici. All’epoca parlavano dell’approvazione di tale decreto come di un “biglietto di sola andata per la Grecia“, che, peraltro, è un posto bellissimo da visitare.

Interessante dietrofront che ci fa capire come dovremmo considerare in maniera più razionale e approfondita una dinamica non troppo studiata, ma che noi di @spazioetico abbiamo più volte messo sotto la lente. Si tratta del “conflitto tra interessi PRIMARI“.

Esatto, non è il “conflitto di interessi” che conosciamo, in cui l’interesse SECONDARIO dell’agente tende ad interferire con l’interesse PRIMARIO del principale pubblico. E’ il meccanismo per cui la promozione di un interesse primario (pubblico) determina il pregiudizio di un altro interesse primario (pubblico).

 

  1. Il fumo uccide ma vendere fumo salva

Vi siete mai chiesti come possano andare in conflitto due INTERESSI PRIMARI? A volte la risposta è più semplice di quello che pensiamo… Guardate l’immagine qui sotto.

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Quali interessi primari vanno in conflitto?

Ora, se vostro figlio vi dovesse mai chiedere perché lo Stato permette di vendere le sigarette nonostante “uccidano” le persone, fate un sospiro di sollievo. Infatti, non ha (ancora) colto l’aspetto più intrigante e controverso della questione. Mio figlio, ad esempio, mi ha fatto questa seconda domanda: “ma perché mai, caro babbino, lo Stato vende le sigarette che ‘uccidono’ le persone?” In questo secondo caso confesso di aver tralasciato di fornire una risposta, dato che una spiegazione seria avrebbe richiesto tempo e una buona dose di cinismo.

L’unico modo per cavarsela è rispondere con la spiegazione più logica, e, cioè, che vanno in conflitto due INTERESSI PRIMARI. In questo caso è piuttosto facile distinguerli:

  • interesse alla tutela della salute (“il fumo uccide”), promosso dalla scritta in bella evidenza sul pacchetto;
  • interesse al buon andamento dei servizi pubblici. Non lo troverete scritto da nessuna parte, ma i servizi ed il funzionamento stesso di uno Stato vengono garantiti (anche) dalle entrate fiscali delle vendite delle sigarette (“vendere fumo salva”).

Questi due interessi primari interagiscono sullo stesso prodotto ed entrano in conflitto producendo un vero e proprio paradosso. Si potrebbe pensare che lo Stato finanzi con una rilevante somma di denaro prelevata dalla vendita di sigarette, le spese di assistenza sanitaria che verranno generate dalle malattie causate dal fumo della (stesse) sigarette. Geniale!!! E non è l’unico caso. Pensate al gioco d’azzardo, ad esempio.

Cosa c’entra tutto questo con il maxiemendamento?

Ebbene, sembra proprio che siamo dentro alla stessa dinamica. Il provvedimento, infatti, viene promosso solo pochi giorni dopo l’adozione di una nuova normativa anticorruzione, il cosiddetto Spazzacorrotti“.

Da una parte, dunque, una norma che viene introdotta (un po’ enfaticamente) per promuovere l’interesse primario ad AZZERARE i costi economici e sociali del fenomeno corruttivo. Sacrosanto!

Dall’altra un provvedimento (il maxiemendamento) che dovrebbe servire a rendere meno onerose le procedure per gli appalti pubblici e rimettere così in moto l’economia italiana. Sacrosanto!

Le procedure ad evidenza pubblica, che sono onerose e dispendiose in termini di tempi, promuovono lo stesso interesse primario dello “Spazzacorrotti”, cioè, ostacolare il fenomeno corruttivo attraverso una maggiore trasparenza degli appalti pubblici. Con la conseguenza che una riduzione delle procedure ad evidenza pubblica si trasformerebbe in un ampliamento delle asimmetrie informative a favore di operatori pubblici e privati che ne potrebbero abusare attraverso comportamenti di azzardo morale. Anche Raffaele Cantone teme che questo possa succedere.

Il problema, pertanto, è che i due interessi primari (sacrosanti) interagiscono tra loro. Cioè, la promozione dell’interesse primario a sbloccare gli appalti pubblici attraverso la riduzione delle asimmetrie informative (procedure ad evidenza pubblica) determina un pregiudizio all’interesse primario a ridurre comportamenti corruttivi che si nutrono proprio di tali asimmetrie informative.

 

2. Che gelida manina

Con una mano (una “gelida manina” direbbe Rodolfo nella Boheme pucciniana) si fa e con l’altra mano si disfa, si direbbe. 

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E che c’è di strano, dirà qualcuno? Non si è fatto sempre così, forse? Vero. 

Di tenore simile, infatti, sono tutti i provvedimenti che da molto tempo oramai tutti i Governi italiani di coloritura diversa adottano per promuovere l’interesse primario a recuperare risorse economiche nell’immediato. I famosi “condoni” fiscali che alternativamente i vari governi chiamano “pace fiscale” o “rottamazione delle cartelle” sempre nel tentativo di confondere le acque agli elettori. Essi nascondono sempre lo stesso conflitto che viene risolte nel modo peggiore, tuttavia. 

Sì, perché l’effetto perverso che si determina nello scegliere l’interesse primario di brevissimo periodo è molto peggio di quello che normalmente si pensa.

 

3. E’ tempo per il “free-rider party time

Un colpo al cerchio e uno alla botte“, così recita un vecchio proverbio. Per non scontentare nessuno. E, in effetti, oramai i provvedimenti legislativi assomigliano più a comunicazioni più o meno esplicite ai propri sostenitori, a segnali di fumo che vengono inviati e che gli individui percepiscono come conferme (avalli) informali al fine di adottare o non adottare un determinato comportamento. 

Prendete un corruttore ed un corrotto. Che idea si saranno fatti delle reali intenzioni dell’attuale esecutivo di combattere la corruzione? Non abbiamo modo di saperlo, ma di certo avranno avuto una sensazione di sollievo nel constatare, a seguito dell’adozione del maxiemendamento, che sotto i loro piedi si sarebbero aperte autostrade di asimmetria informativa. Per un po’, dopo lo Spazzacorrotti, hanno anche creduto che il Governo stavolta avrebbe fatto davvero sul serio, ma poi, si sono dati una pacca sulla spalla e si sono ripromessi di non cadere mai più in un simile tranello.

Tali “segnali di fumo” sono tutt’altro che sconosciuti alla scienza che studia i fenomeni corruttivi. Servono ad orientare il comportamento degli agenti che, come è noto, è tutt’altro che razionale. La corruzione, secondo la “teoria dell’azione collettiva“, sarebbe un problema che riguarda non la razionalità di un singolo individuo, bensì, il modo attraverso cui gli individui prendono le decisioni influenzati dalle dinamiche di gruppo e dalle percezioni. Se la corruzione non viene esattamente categorizzata ed è considerata una prassi consolidata dal gruppo di riferimento (nella corruzione sistemica spesso lo è), allora gli individui saranno meno inclini ad astenersi da tali condotte.

Ed è proprio questo il problema. Se il Principale (inteso come Governo di uno Stato) invia messaggi incoerenti, cioè, prima adotta un provvedimento apertamente ostile ai comportamenti corruttivi e dopo brevissimo tempo ne adotta uno apertamente favorevole (anche se al fine di promuovere l’interesse primario a far funzionare la macchina amministrativa e a sbloccare le opere pubbliche), ebbene l’Agente non categorizzerà la condotta corruttiva come “stigmatizzabile” dal gruppo sociale di appartenenza e sarà meno incline ad astenersi da tali comportamenti. Così come un evasore non ritiene esecrabile la propria condotta dal momento che i Governi sono sempre disponibili a varare un condono fiscale al fine di recuperare in fretta risorse economiche. 

Ne abbiamo già parlato in un precedente post, ma forse occorre approfondire ancora un poco. L’Agente in attesa di istruzioni, diremmo, viene anche chiamato “free-rider“, ovvero “cavallo pazzo” perché non risponde a regole condivise ma a comportamenti opportunistici che vengono avallati o addirittura promossi dalla condotta del Principale. Il free-rider non ha una propria dimensione etica, ma segue l’etica del gruppo ed interpreta i segnali che provengono dal principale per adottare o non adottare un comportamento opportunistico. E’ tipico del corruttore-corrotto, così come dell’evasore fiscale, o di chi sta decidendo di costruire una casa abusiva nell’alveo di un fiume, ecc… E’ tipico anche degli individui che soffrono forme di dipendenza come il giocatore d’azzardo patologico che non si sente poi così fuori dal mondo se il gioco d’azzardo viene pubblicizzato e addirittura gestito dal Governo del suo Paese.

Ci sono Paesi nel mondo in cui i cittadini non hanno alcun dubbio sulla posizione del proprio Principale (Governo) in merito alla lotta alla corruzione. Ad esempio, a Singapore esiste un’Autorità, la Corrupt Practices Investigation Bureau che dal 1952 ha mandato diretto ed esclusivo ad occuparsi del contrasto e della prevenzione della corruzione. Non è il caso di fare paragoni con l’Autorità italiana e proprio questo è un altro indizio che il free-rider può starsene tranquillo in Italia. 

Ora, domanda delle domande, secondo voi il free-rider a chi darà retta? All’estatico Ministro della Giustizia che, anche in “buona fede” e con una buona dose di ingenuità scende in piazza a festeggiare il provvedimento che distruggerà per sempre la corruzione in Italia, oppure alle implicite rassicurazioni di chi inserisce una norma che facilita le transazioni opache?

Esatto, avete risposto correttamente.

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