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Il grande bluff della staffetta generazionale nelle PA?

Pubblicato da lentepubblica.it il 25 agosto 2015

 

La staffetta generazionale nelle pubbliche amministrazioni sarà una misura di scarsa utilità per la maggioranza dei dipendenti pubblici. Dunque è destinata ad un sostanziale fallimento a meno che lo Stato non cambi idea e ci metta un suo contributo. Parliamo della novità che potrebbe essere introdotta a fine anno dal Governo con l’esercizio della Delega contenuta nell’articolo 13 della Riforma della Pubblica Amministrazione.

Il problema, nella sua evidenza, sarebbe dato dal fatto che nessun lavoratore che guadagna 1300 euro al mese può permettersi un part time a 60 anni, a meno che non possa integrare con il sommerso.

L’idea in origine non era da scartare e prendeva spunto dal modello francese, avviato lo scorso anno da Hollande. Il contrat de génération puntava a 500 mila under 26 assunti entro cinque anni, in aziende con meno di 300 dipendenti, assistite però dall’aiuto fiscale pubblico per coprire il delta contributivo cioè il differenziale con la contribuzione piena: circa 4 mila euro in media all’anno, 12 mila nel triennio.

Aiuto che nella formula italiana non è previsto: il lavoratore, pertanto, oltre a dover mettere in conto una riduzione del 50% dello stipendio dovrà pagarsi di tasca propria l’intera cifra che oltralpe sarebbe stata a carico dello stato. Un binomio che rende assolutamente poco appetibile l’opzione. Nessun lavoratore nello stato che guadagna tra i 1300 e i 1500 euro netti al mese potrebbe infatti permettersi a 60 anni e passa il dimezzamento dello stipendio e contemporaneamente il versamento di circa 200 euro al mese all’Inps. A meno che non possa integrarlo con il sommerso.

Solo chi ha già un lavoro in nero potrebbe accettarla per rimpiazzare la metà di stipendio a cui dovrebbe rinunciare. Inoltre, non va dimenticato, la staffetta era già stata prevista dalla legge Treu del 1997 e non ha funzionato: i lavoratori che hanno aderito sono stati pochissimi. Probabilmente se ci fosse la garanzia di poter far assumere il figlio, il nipote o un parente la misura avrebbe qualche chance in piu’ di decollare, un modo come un altro per rispondere alla dilagante disoccupazione giovanile. Ma dato che nelle pubbliche amministrazioni si entra nella maggior parte dei casi per concorso non c’è alcun modo di pilotare l’assegnazione del posto liberato al figlio o al nipote disoccupato.

Insomma a meno di ripensamenti in sede di attuazione c’è da scommettere che solo una minima parte dei dipendenti pubblici sarà realmente interessata ad aderirvi.

Fonte: Pensioni Oggi (www.pensionioggi.it) – articolo di Bernardo Diaz

 

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