24/08/2015: abolire il segretario comunale è rock o lento? Le considerazioni di Maria Concetta Giardina

Il 21 agosto su forumsegretari.emunicipio.it il collega Angelo Capalbo ha pubblicato Abolire la figura del segretario comunale e provinciale è rock o lento? 

Lo stesso giorno il collega Claudio Rossi ha commentato l’intervento di Capalbo.

Il 23 agosto la collega Maria Concetta Giardina (a titolo personale ed in attesa di proporle come Unadis a conclusione del dibattito interno avviato tra gli iscritti ) è interventuta con un suo contributo che l’animatore del Forum ha presentato come segue. 

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L’intervento della collega Giardina

Credo che l’intervento della collega Giardina, responsabile della sezione segretari comunali del sindacato UNADIS, meriti uno spazio a sé e non di restare in calce ad altri interventi. Per questo lo riprendo e lo trascrivo qui.

Ringrazio MC Giardina di aver voluto accettare un confronto che spero sia ampio, proficuo (continuo a sperare che la Storia non si sia fermata il 4 agosto 2015) e soprattutto rispettoso.

Ecco l’intervento riproposto in formato LARGE:

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MCG (23/08/2015 20:19)

Le riflessioni di Angelo sono serie ed analitiche e certamente utili ad aprire un dibattito tra colleghi sul nostro prossimo futuro ( se possiamo chiamarlo così ciò che ci aspetta nei prossimi mesi ed in un lasso di tempo che potrà, al massimo, essere di tre anni) .

Non so sinceramente se l’abolizione del segretario sia rock o lento. 

Non c’è dubbio che l’opinione pubblica, sapientemente orientata da chi è di certo più bravo di noi nella comunicazione, la vede come una riforma rock.

E noi segretari comunali, in un anno trascorso dalla annunciazione delle intenzioni del governo, non siamo riusciti a lanciare una campagna di comunicazione che facesse chiarezza sul nostro ruolo, che riuscisse a far comprendere i rischi e le reali intenzioni dal disegno riformatore.

Non illudiamoci, non sarebbe servito a molto, ma forse si sarebbe potuta evitare una fine così indecorosa ad una figura professionale che in 150 anni di storia ha rappresentato un organo baricentrico nel funzionamento degli enti locali ed un punto di riferimento certo in termini di competenza e preparazione per dipendenti e amministratori.

Che la figura del segretario comunale andasse riformata era noto a tutti, ed a noi per primi.

Dopo 17 anni dalla riforma Bassanini, e dopo che la riforma del titolo V aveva manifestato tutte le sue pecche, ci aspettavamo che la direzione fosse però un’altra .

Solo nel 2012 erano stati ben tre gli interventi del legislatore diretti rafforzare il ruolo di garanzia della legalità che il segretario storicamente ha sempre svolto: 

a. La legge 59, che interviene sulla 241, prevede che l’organo di governo individui, nell’ambito delle figure apicali dell’amministrazione, il soggetto cui attribuire il potere sostitutivo in caso di inerzia, competenza che è andata ad incardinarsi di fatto in capo al segretario;

b. Il d. l. 174/2012 che ha sostanzialmente riscritto il sistema dei controlli negli enti locali ed ha esplicitamente affidato al Segretario comunale la direzione dei controlli interni.

c. Ed infine la famigerata legge 190 che individua, di norma, nel segretario il responsabile anticorruzione.

Ed invece la riforma è andata nella direzione esattamente opposta, con la esplicita abolizione dei segretari, la precarizzazione di tutta la dirigenza ed il rimarcare la responsabilità della gestione in capo alla dirigenza, a fronte di uno spoil system sempre più esteso.

Al di là della critica generalizzata a tutta la riforma, questi sono i rischi maggiori che io vedo nella figura del dirigente apicale :

-il dirigente apicale eredita la genericità di alcune delle funzioni dei segretari (attuazione dell’indirizzo politico, coordinamento dell’attività amministrativa e controllo della legalità dell’azione amministrativa), con l’aggravante di perdere quel poco di autonomia ed indipendenza che ai segretari discendeva dall’appartenere ad un albo chiuso . La genericità delle funzioni è stato un vulnus che la categoria ha pagato a caro prezzo, dato che si è prestata a libere interpretazioni ed ha consentito -il convenzionamento selvaggio (anticamera della nostra abolizione). Ritrovare la stessa genericità nella legge di riforma, nel momento in cui si affronta il mare aperto del ruolo unico della dirigenza mi preoccupa non poco per il futuro della neonata figura del dirigente apicale.

È stato sventato il rischio che questa dirigenza apicale potesse essere conferita a dirigenza esterna (qualcuno aveva visto come una sterile schermaglia tra i sindacati il grido d’allarme lanciato da Unadis quando il ddl era in discussione alle camere), dato che con l’ultima formulazione è stato precisato che deve trattarsi di dirigenza di ruolo degli enti locali, a fronte del precedente generico richiamo alla dirigenza “del presente articolo” che invece contempla anche la dirigenza fuori ruolo (… in caso contrario avremmo visto a breve la celebrazione di altro funerale, che però non è ancora escluso). Resta però la preoccupazione che le funzioni, che il legislatore dice di aver voluto salvaguardare, possano essere conferite a più figure dirigenziali separatamente. L’obbligatorietà della figura del dirigente apicale, combinata con l’autonomia organizzativa che le autonomie locali non tarderanno ad invocare, potrebbe non riservare lunga vita al dirigente apicale, trascorsi i tre anni (…al massimo) che la riforma ci riserva 

Se tutta la dirigenza oggi diventa precaria, con un contratto di 4 anni + 2 eventuali , per la dirigenza apicale questa situazione diventa esasperata, dato che a causa dell’ultimo emendamento approvato … in corner, questi incarichi dirigenziali cessano anche se non rinnovati entro 90 gg dall’insediamento degli organi esecutivi. Come ciò possa conciliarsi con le funzioni di controllo della legalità che il legislatore dice di aver voluto salvaguardare è davvero incomprensibile e questo è sicuramente argomento da sollevare davanti alla corte costituzionale .

A queste incongruenze, che riguardano astrattamente la figura del dirigente apicale, si aggiungono quelle che invece subiamo come funzionari pubblici che hanno seguito un percorso di accesso e progressione in carriera per un ruolo statale e non certo assimilabile a quello della dirigenza degli enti locali. E non ci vengano a dire che sarà la competenza e la meritocrazia a salvarci, perché se siamo sinceri con noi stessi, dobbiamo ammettere che anche all’interno del nostro albo la concorrenza non è mai stata basata su questi elementi. 

Forse la dirigenza degli enti locali, che ha guardato come una ghiotta opportunità quella di poter concorrere con noi alla dirigenza apicale non sa che quando una sede è pubblicata, se questa è prestigiosa, nell’80% dei casi (sono troppo severa?) i giochi sono già fatti? ( …o forse, meglio, lo sa benissimo ed è molto più abile di noi che invece abbiamo saputo solo farci le scarpe reciprocamente )

Ma se questi ormai sono dati di fatto, è evidente che adesso non possiamo restare con le mani in mano. Sedersi sulla sponda del fiume mai come in questo caso si è dimostrato deleterio.

Le strade percorribili oggi sembrano diverse, ma ovviamente tutte hanno degli ostacoli.

Nella situazione in cui siamo non credo che possiamo escluderne nessuna.

Si parla di un immediato ricorso alla corte costituzionale . In questo momento concordo con Angelo sul fatto che solo le regioni potrebbero sollevare la questione di legittimità costituzionale ma ovviamente lo farebbero perché violate le loro prerogative in materia di ordinamento degli uffici. Per le questioni invece più vicine al nostro status (la confluenza nel ruolo dei dirigenti degli enti locali, l’inconciliabilità delle funzioni di controllo con lo spoil system) io credo occorra attendere i provvedimenti attuativi. Faccio riserva di consultare legali esperti ma non mi sento, come ho già detto più volte in chat, di annunciare ricorsi se non sono certa di poterli promuovere.

Il referendum abrogativo può essere una strada, magari se fosse concomitante ad altra abrogazione più …rumorosa (la riforma della scuola?). Non voglio scartarla, ma dobbiamo essere consapevoli della fatica che abbiamo fatto in questi mesi a far capire la nostra condizione. Per l’opinione pubblica siamo comunque una categoria di privilegiati, dato che il nostro stipendio supera i 1.000 euro al mese. Siamo una categoria sconosciuta a molti, il nostro lavoro è invisibile e spesso si accorgono di noi quando siamo andati via. Gli stessi amministratori appena insediati molto spesso non sanno bene cosa possono chiedere al segretario. Le iniziative lanciate nei mesi scorsi, come il manifesto contro l’abolizione della Vighenzi, le petizioni on line (ben due, forse tre ora?), la restituzione simbolica dei decreti di nomina a responsabile anticorruzione, sono state ridicolizzate dagli stessi segretari e non sono servite a nulla. Siamo una categoria di individualisti che non intendono, nella maggior parte dei casi (fatte le debite eccezioni, per fortuna) accodarsi ad altri. E ne paghiamo le conseguenze.

I decreti delegati: che la legge delega sia esageratamente generica è un dato di fatto. Che forma potrà assumere la disciplina attuativa non è ancora noto. Noi sappiamo però quali sono gli aspetti delicati che potranno toccarci più o meno pesantemente. Capire se tra di noi si possa giungere ad una piattaforma condivisa che ci metta d’accordo sui temi più scottanti sarebbe secondo me assai utile. Dicono alcuni che dobbiamo aspettare a vedere le prime bozze. Ci può stare, sperando però poi di avere il tempo di intervenire e correre ai rimedi. Quali sono secondo me gli aspetti che vanno approfonditi? Innanzi tutto la possibilità di mantenere un legame speciale con il ruolo della dirigenza statale, da cui deriviamo. Che potrebbe tradursi in un diritto di precedenza o preferenza in caso di mobilità nei ruoli dello stato e cmq in una specifica disciplina più favorevole della ordinaria mobilità tra i ruoli. Insistere su una qualifica specifica del dirigente apicale, che comporti la necessità di un percorso analogo a quello seguito dagli ex segretari. E per questa via definire anche gli specifici requisiti per lo svolgimento delle funzioni rogatorie. La durata del contratto, che non può cumulare i 4+2 alla cessazione automatica al rinnovo degli organi esecutivi e che si pone drasticamente in conflitto con le funzioni di controllo. Il potere di nomina, che potrebbe forse essere messo in capo al Consiglio comunale (del resto la norma parla di mancato rinnovo entro 90 gg dal rinnovo “degli organi esecutivi”). Le fasce demografiche ed i paletti al convenzionamento. E altri ancora certamente che i colleghi spero non mancheranno di segnalare.

Altro aspetto, suggerito dal collega Ciro Mennella, è di invocare , o quanto meno sostenere con solide argomentazioni giuridiche, e sottoporre all’attenzione del Consiglio di Stato, la mancata delega alla riforma del TUEELL, con cui i decreti delegati si porrebbero inevitabilmente in contrasto.

Ovviamente queste sono mie considerazioni personali, elaborate di getto in risposta all’ottimo intervento di Angelo. Per proporle come Unadis mi riservo di concludere il confronto, peraltro già avviato all’interno del direttivo, con i colleghi iscritti al mio sindacato.

Non posso infine ignorare la sfida (sarà il termine giusto?) lanciatami da Claudio Rossi sulle funzioni di direzione degli uffici da lui fortemente vituperate. Dire che queste derivano dall’accoglimento di una proposta di Unadis non è ovviamente vero. La posizione di Unadis vedeva il segretario, o dirigente apicale se proprio così volevano chiamarlo, incardinato nel ruolo della dirigenza statale e necessario anello di congiunzione tra le istituzioni, soprattutto dopo il palese fallimento della riforma del titolo V. Rilevato poi che le funzioni di responsabile anticorruzione recentemente affidate sono sostanzialmente competenze organizzative (che obiettivamente noi siamo in grado di svolgere adeguatamente, perché conosciamo la macchina amministrativa meglio di chiunque altro), invocavamo per il nuovo dirigente poteri di organizzazione e gestione del personale (lasciando ad altri invece i compiti di attuazione dell’indirizzo politico ).

Dire quindi che Unadis ha appoggiato questa riforma non corrisponde assolutamente al vero e per la verità mi offende anche un pochino….. Per carità nessuno è infallibile ed io certamente meno di tutti gli altri, ma passare per imbecille non mi piace molto.

Quello che ho detto a Claudio in una telefonata privata e che lui ha liberamente interpretato (sicuramente perché non sono stata capace di spiegarmi) è che non la vedo una pessima integrazione, quella dell’ultimora sulla direzione degli uffici. È questo perché, come ho detto sopra, sono molto preoccupata dalla estrema genericità delle competenze del dirigente apicale e non vorrei che domani a noi competa il coordinamento di una struttura che risponde ad altri o addirittura a nessuno.

Claudio osserva che avrebbe dovuto essere modificato il tuel anche negli articoli 48 e segg. 

È vero, ma sarà dura recepire la legge delega, che disciplina la procedura di nomina dei dirigenti , senza stravolgere il tuel . 

Credo che sia noto a tutti (forse no all’opinione pubblica … dovremmo farlo sapere a Stella e Rizzo) che le spese di personale negli enti locali sono lievitate a dismisura, pur riducendosi le unità di lavoratori, dal 1999 in poi, vale a dire da quando la Bassanini prima e il ccnl ha riconosciuto agli amministratori il potere di nominare responsabili a tutti i livelli.

 Noi abbiamo il dovere di fare proposte sensate, la politica deve assumersi la responsabilità di fare scelte scellerate!

Spero di aver esaudito i desideri di chi sollecitava un mio intervento, e spero che analoghe attenzioni vengano riservate agli altri interlocutori sindacali della categoria.

Con affetto

Maria Concetta Giardina

 

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