22/10/2016 – First Cisl: sul decreto legislativo sulla dirigenza pubblica il governo commette un grave errore

First Cisl: sul decreto legislativo sulla dirigenza pubblica il governo commette un grave errore

21 ottobre 2016

 

 “L’unica ragione che giustifica l’esistenza delle autorità indipendenti, e l’unica che le accomuna, è il fatto che si tratta di soggetti pubblici che svolgono attività a elevatissima specificità tecnico-professionale in maniera autonoma rispetto alle maggioranze politiche. Il progetto di riforma varato dal Governo rischia di portarci in un’altra direzione, precarizzando quelle funzioni tecniche dalle quali i cittadini si aspettano la totale neutralità”. Lo afferma Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, sindacato di maggioranza nei comparti finanziari, in merito allo schema di decreto legislativo di riforma della dirigenza pubblica. “Tra le deleghe affidate al Governo dalla riforma Madia -prosegue Romani- si è stranamente scelto di concentrarsi non già sull’eliminazione degli sprechi dovuti alle eventuali sovrapposizioni  di attività tra ministeri e authority, bensì sulla ‘privatizzazione’ e la ‘precarizzazione’ dei dirigenti delle autorità mediante l’introduzione di un ruolo unico per tutte, quasi che si volesse garantire una sorta di ‘governabilità’ politica di questi organismi, che invece, per conservare la loro indipendenza, non possono avere alcuna simmetria funzionale con altre istituzioni correlate alla politica. I dirigenti delle autorità devono rispondere esclusivamente a logiche tecnico-specialistiche, poiché si occupano di aspetti delicatissimi della vita dei cittadini”. “Voglio ricordare -aggiunge il segretario generale di First Cisl- che stiamo parlando di ambiti come la vigilanza sulle società quotate in Borsa, il contrasto ai cartelli e alle pratiche commerciali scorrette, la regolazione di servizi come l’energia, il gas, l’acqua, le telecomunicazioni e i trasporti, la vigilanza sui fondi pensione, la privacy e altre importanti materie: sono attività che non hanno niente a che fare le une con le altre e che proprio per questo richiedono competenze specifiche, che sappiano individuare le soluzioni tecniche più adatte a tutelare i cittadini e le imprese che operano correttamente sul mercato”.

Secondo Romani “i dirigenti e i funzionari che si occupano di queste materie devono essere nelle condizioni di sviluppare le loro istruttorie in modo trasparente e autonomo. Temo che la riforma, non tenendo conto di questa realtà di fatto, si traduca in un articolato di legge zeppo di non-sense ad alto tasso di illegittimità, distruggendo la professionalità delle funzioni tecniche delle authority pubbliche e rendendo un pessimo servizio ai cittadini”. “Auspico che il Parlamento -conclude Romani- sappia far prevalere il buon senso. In ogni caso, il sindacato non resterà a guardare e si attiverà non solo per tutelare i lavoratori coinvolti da una riforma errata, ma anche per garantire che le istituzioni interessate e il loro personale continuino a lavorare in maniera totalmente indipendente a servizio dello sviluppo del Paese”.

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